A metà degli anni sessanta, quando ormai Walt Disney aveva vinto la sfida di Disneyland da un decennio, e lasciava che il parco assorbisse molte delle sue energie, era comunque in avanzato stato produttivo un lungometraggio animato che gli stava a cuore.
La trama del film, bisogna dirlo, non è particolarmente efficace, potendo riassumersi tutta nel viaggio del cucciolo d'uomo verso il villaggio ma, come si diceva, sono altri i punti di forza.
Istintivamente nemica dell'uomo, la tigre si mette presto a caccia di Mowgli, il che mette in pericolo tutti quanti. Il cucciolo d'uomo deve tornare nel suo mondo: il villaggio di umani al margine della giungla.
Mowgli non ne vuol sapere e, per sua fortuna, tra le prime creature che incontra durante il viaggio c'è un grosso orso grigio che lo prende presto in simpatia: Baloo. Questa non è una buona cosa agli occhi di Bagheera, certo che l'orso non farà che ritardare il lavoro. Da questo momento la pantera diviene spettatrice, più che affidataria del cucciolo d'uomo, che resta sotto la custodia di Baloo.
L'orso promette al ragazzino una vita libera e spensierata, fatta di cibo e canzoni, concetto splendidamente riassunto nel momento musicale "Lo Stretto Indispensabile". Il viaggio viene così interrotto, e ora i problemi sono altri.
Luigi non è il solo pericolo della Giungla, e sicuramente non è il più grosso. In un paio di occasioni Mowgli sfugge per un soffio alle attenzioni del suadente serpente Kaa, deciso a far del ragazzo un sol boccone e non dimentichiamo che Shere Khan è sempre sulle sue tracce.
Anche se nessuno osava contestare la supremazia degli Studios nel campo dei cartoni di lunga durata, questi non smisero di dare il massimo per non limitarsi a seguire le mode, ma cercare sempre un punto di eccellenza.
Ne "Il Libro della Giungla" i punti di eccellenza sono forse soprattutto nella psicologia dei characters e nelle animazioni, che spinsero ancora avanti il confine della perfezione in questo campo.
Estremamente difficile da riprodurre in un cartone animato è il particolare modo di muoversi di una tigre, ma qui gli animatori Disney hanno superato loro stessi con la credibilissima Shere Khan.
Che il film sia una meraviglia per gli occhi lo si mette in chiaro fin dai primi fotogrammi, quando una suadente musica orientale accompagna lo scorrere di alcuni favolosi sfondi in bilico tra un realismo fotografico e abbacinanti colori carichi e caldi.
È la pantera Bagheera ad introdurci nel film, fungendo da voce narrante, mentre racconta a modo suo dell'arrivo di una strana creatura nella giungla: Mowgli, il cucciolo d'uomo.
Allevato da una famiglia di lupi, Mowgli cresce sereno per i primi anni della sua vita, ma l'arrivo nella giungla della tigre Shere Khan cambia le cose.
La saggia Bagheera lo accompagnerà fino a destinazione.
Le scimmie rapiscono Mowgli e lo portano al cospetto di Re Luigi, che ritiene il ragazzo in grado di svelargli il segreto di una cosa che lo renderebbe totalmente simile all'uomo: il fuoco! Baloo e Bagheera giungono presto in aiuto del piccolo sequestrato da Re Luigi, ma non sarà semplice liberarlo. L'indiavolata fuga dal palazzo del Re è un susseguirsi di gag e di rovesciamenti di situazione, Mowgli viene liberato e catturato diverse volte prima che il piano del re crolli (insieme all'intero edificio che lo ospita).
Proprio per questo Baloo finisce per accettare l'idea di Bagheera, che a lui sembrava tanto sbagliata: Mowgli deve tornare tra gli umani.
La lotta è durissima, Shere Khan è decisa ad uccidere l'orso per poi passare al ragazzo. Nulla sembra spaventare la creatura assassina, ma forse c'è qualcosa che porebbe farlo. Cosa mai potrebbe mettere in fuga la mangiatrice di uomini?
Se mai ce ne fosse stato bisogno, quest'ultima avventura ha ribadito che la giungla non è posto per un ragazzo. Al limitare del fiume, il gruppetto si trova a pochi passi dal villaggio; Mowgli si arrampica su un albero per sbirciare e intravede una ragazzina intenta a riempire una giara di acqua. Uno sguardo è sufficiente per dare l'ultima spallata alle resistenze del cucciolo d'uomo. Il villaggio è il suo posto.
Una ragazzina senza nome, mai vista prima rimette le cose a posto. Chi è?
Non c'è risposta a questa domanda. O almeno non c'è stata per 36 anni. Nel 2003, infatti, avrebbe avuto grande spazio nel sequel, ma questa è un'altra storia...
Tra le curiosità, va ricordata quella del brano cantato dal gigantesco serpente Kaa per ipnotizzare le sue vittime, che era stato scritto dai fratelli Sherman per il loro capolavoro musicale uscito solo tre anni prima: "Mary Poppins".
Il film nacque sotto la diretta supervisione di Walt Disney che, sebbene meno presente di un tempo, diceva sempre la sua sui lungometraggi di animazione. Purtroppo con "Il Libro della Giungla" abbiamo davanti la sua opera incompiuta, poiché Walt morì alla fine del 1966, una decina di mesi prima che il film uscisse nelle sale. "Il Libro della Giungla" fu quindi percepito come un'eredità, o almeno un regalo postumo. Per i meno romantici fu la porta di transizione dall'epoca di Walt a quella successiva, che appariva quanto mai nebbiosa. Era finita un'epoca. Quella che iniziava come sarebbe stata?
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