Ratatouille
(Ratatouille)
2007

ATTENZIONE. Tutte le immagini relative a Walt Disney o alle opere della sua azienda, sono © Disney.

La locandina di Ratatouille La rinnovata collaborazione tra Disney e Pixar, sancita dalla manovra economica del 2006 che ha fuso le due aziende, ha dato il suo primo frutto aprendo questa nuova era con un topo, analogamente a quanto fece Walt nel 1928.
Un'azienda grande come la Disney che presenta in pompa magna questo film può essere scherzosamente associata alla proverbiale montagna che partorisce un topolino, ma l'ironia sarebbe del tutto fuori luogo perché questo Pixar è, di nuovo, un grandioso successo di critica e pubblico.

Ci sono almeno due messaggi principali in questo film. Uno è che dobbiamo inseguire i nostri sogni, anche quando il prezzo sembra alto. L'altro è un invito all'accettazione del diverso. Il fulcro di tutto questo si personifica in una creatura ritenuta sgradevole dai più: un ratto.
Non un topolino di campagna o uno da tenere nella gabbietta in camera dei bambini. No! Proprio un ratto: quelli che nel Nord Italia sono definiti pantegane.
Nella filmografia Disney i suoi simili sono ad esempio il professor Rattigan di "Basil, l'Investigatopo", i topi che compaiono mentre la strega di "Biancaneve e i Sette Nani" scende nei sotterranei, o quelli che, in penombra, insidiano per un attimo il soldatino di stagno in "Fantasia 2000".
Appare ben più labile la parentela con Mickey Mouse.
La sfida del film è nel demolire questa sensazione.

In una casetta della campagna francese c'è tutto il mondo del ratto Remy, membro di una normalissima colonia di suoi simili dai quali però si sente incompreso. Remy è diverso da tutti, e appare parecchio bizzarro ai loro occhi.
Stranamente affascinato dagli umani, ha il suo idolo nel cuoco Gusteau, visto alla TV, e del quale legge i libri stando ben attento a non farsi scoprire dalla padrona di casa. E se già un topo che legge a segue la TV è particolare, che dire di lui quando comincia a spadellare?
La padrona di casa non si pone il problema e, appena scopre nella sua cucina lui e suo fratello Emile, ingaggia una vera battaglia che ha l'effetto finale di scacciare la colonia e separare dal gruppo Remy.

Il topo vive un dramma ma si ritrova, senza volerlo, a Parigi, regno della buona cucina. Ben presto arriva perfino nel ristorante che fu il regno di Gusteau.
Qui il giovane umano Linguini muove i suoi primi passi nell'ambiente, facendo lo sguattero e sopportando le angherie di Skinner. Quest'ultimo è scontroso con tutti, e particolarmente con Linguini, per motivi che si scopriranno durante il film..
L'incontro tra il ragazzo umano e il ratto non sembra da principio poter avere esiti particolari, ma invece li avrà. Eccome se li avrà!

Inaspettatamente tra il ragazzo e l'animale scatta la scintilla della fiducia e il mattino seguente, al risveglio, Linguini trova la colazione pronta per mano (anzi, per zampa) di Remy; ed è squisita!
Linguini e Remy riescono a lavorare in simbiosi al ristorante e il ragazzo inizia a a crearsi un nome come cuoco, anche se il merito è del topo che porta sotto il cappello e che lo manovra letteralmente come un burattino. Tale è il successo del ragazzo che tocca a lui cucinare quando il ristorante viene messo sotto esame dal terribile Anton Ego, micidiale critico culinario intenzionato a stroncare (di nuovo) il ristorante "Da Gusteau".

Remy ritrova suo fratello Emile e tutta la colonia di ratti e inizia a chiedersi quale sia davvero il suo posto.
La colonia non riconosce i suoi meriti e il suo talento; Linguini si fa un nome col suo lavoro, senza mai nominarlo. I successi che ha ottenuto in cucina, non gli vengono attribuiti.
Quando i due mondi di Remy si incontrano i suoi sogni si infrangono perché una cucina piena di ratti non giova a nessuno...

A questo punto le strade di Remy e Linguini sono sul punto di separarsi, ma al di là di tutto c'è una strana, incredibile amicizia tra un ragazzo e un topo. Sarebbe un peccato lasciarla spegnere così.
I colleghi di Linguini non accettano la cosa e se ne vanno, lasciando la cucina in balìa di un ragazzo e di un ratto. Quest'ultimo, però, ha molti amici pronti ad aiutarlo: una colonia intera.

Con questo film la PIXAR mette in primo piano una creatura che a noi istintivamente stimola disgusto, repulsione e perfino una paura atavica e per questo irrazionale. Per giunta lo fa con un certo realismo visivo, benchè mitigato dal colore azzurrognolo e da naso e orecchie in stile cartoon. L'idea di associare questo personaggio alla cucina poi non fa che accentuare le sensazioni di cui sopra.
Se "Ratatouille" fosse stato un fiasco sarebbe stato facile attribuire a tutto questo la causa del disastro. Il film, invece, è un successo planetario di portata quasi imbarazzante considerata la premessa appena esposta. Forse anche noi dobbiamo guardare oltre l'apparenza, come ha fatto Linguini.
Più che la storia di un ratto, questa è la storia di un'amicizia, e prima ancora di questo, è la storia di qualcuno che sfida la sua famiglia e il suo mondo per provare a sentirsi realizzato.
Ed è anche la storia di un diverso (i suoi non lo comprendono), che resta sempre tale anche nel nuovo ambiente (dove si realizza, ma deve restare nascosto) e che riesce invece a diventare il punto di incontro dei due contesti che ha toccato.


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