(Mulan II)
2004

Con questo ennesimo sequel di un Classico, torniamo nella Cina leggendaria della più emancipata eroina Disney: Mulan.
Questa volta, è bene dirlo subito, i risultati sono piuttosto buoni, se rapportati agli standard qualitativi dei film nati per l'Home Video.

Siamo all'indomani del trionfo della ragazza; le sue doti le sono valse la stima dell'imperatore in persona e quella del suo comandante Li Shang. Quest'ultimo è ora atteso nella casa della ragazza, dove tutti aspettano che chieda la mano di Mulan. Il solo a non essere lieto della cosa è il draghetto Mushu, non perchè abbia qualcosa contro Mulan, ma perché rischia di perdere il prestigio appena guadagnato aiutandola nella grande avventura in difesa della Cina.

Secondo la tradizione, infatti, il matrimonio di Mulan porterebbe in casa nuovi spiriti guardiani e quelli del nuovo arrivato scalzerebbero quelli attuali, draghetto in testa!

All'oscuro di questo, Mulan e Shang sono comunque con la mente altrove. L'imperatore in persona chiede di loro per una nuova missione che prevede matrimoni diplomatici per tre principesse, figlie del monarca stesso.
Le sole forze militari che Shang e Mulan ritengono necessarie per la missione sono tre vecchie conoscenze, al loro fianco anche quando si trattò di sfidare gli Unni. Sono Yao, Ling e Chien Po, ben lieti di riprendere servizio.

Questo il nodo iniziale della vicenda, che scorre quindi su due binari paralleli. I tentativi di Mushu di mandare a monte il fidanzamento di Mulan e la vicenda delle principesse destinate a mariti ignoti sono due storie distinte che si intrecciano durante il film.

Mulan non accetta il fatto che le principesse Mei, Ting Ting e Su debbano sposarsi per scelte altrui, anche se tutte e tre appaiono onorate di servire così la Cina.
In realtà, però, Mei, la più giovane, rivela presto simpatie per Yao e la cosa non passa inosservata. E' soprattutto Su a tenerla a freno, fedele al suo ruolo di sorella maggiore.
Un po' fredda e severa, Su sente il dovere di accettare il proprio destino con devozione, anche se il suo cuore le suggerisce un'alternativa.
Questo trasforma una semplice missione diplomatica in qualcosa di più complesso, non governabile con le logiche militari.
In aggiunta, il piano segreto di Mushu per separare Mulan e Shang si fa sempre più definito e ad un certo punto sembra riuscire.

Quando le principesse e i soldati che le dovrebbero scortare si regalano una serata di svago, per Shang la colpa è di Mulan e delle sue idee di indipendenza. Mulan, quindi, sta rovinando la missione e l'intero rapporto con Shang. E non c'è tempo per i chiarimenti, poiché i banditi attaccano il piccolo convoglio e la situazione precipita presto al punto che Mulan e Shang vengono separati da una tragedia. Il fiero comandante precipita nel vuoto. Adesso è Mulan a guidare la missione.

La felicità delle principesse è ora l'obbiettivo primario, anche al prezzo della sua, comunque compromessa dalla sparizione di Shang.
Ma è possibile che sia proprio finita?

Un sequel con qualche merito, senza dubbio. Lo stile grafico non patisce l'economicità di altre produzioni e le partiture regalano qualche bel momento, anche se più nelle musiche di supporto che nel cantato.
La trama non è eccessivamente semplificata e regge bene lo scontro di vedute tra Mulan e Li Shang.
L'idea di conferire a Mushu il compito di "cattivo" della storia è originale ma funziona; peccato solo che questo coincida, soprattutto nella prima parte, con una ridicolizzazione del personaggio di Li-Shang.
Una particolarità sul draghetto è la sua inconfondibile risata che è poi quella di Eddie Murphy, ed è strano, perché se nel film del 1998 era lui a dare la voce al personaggio. In questo sequel il suo nome non c'è, eppure la sua risata è molto più presente. Insomma, forse ci stiamo ormai abituando all'idea dei sequel Disney, o forse può essere che qualcosa che valga la pena di essere visto e rivisto possa nascere anche per il mercato domestico.

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