Aladdin
(Aladdin)
1992

ATTENZIONE. Tutte le immagini relative a Walt Disney o alle opere della sua azienda, sono © Disney.

La locandina del film Tra il tramonto degli anni ottanta e la metà degli anni novanta, i fan del mondo Disney vivevano un periodo esaltante. I successi di "Oliver & Company" e "Chi ha Incastrato Roger Rabbit" suggerivano che la Fabbrica dei Sogni stava tornando agli antichi splendori e, infatti, ogni uscita di un lungometraggio animato era un evento senza precedenti, puntualmente rinnovato l'anno successivo.
Il pieno di questa sequela di record si ebbe tra "La Sirenetta" e "Il Re Leone"(quest'ultimo poi superato negli incassi solo un decennio più tardi da "Alla Ricerca di Nemo").

La prova che l'intenzione era di creare un ponte con i prodotti più tipici di Walt fu nella realizzazione di una sorta di trilogia della fiaba nell'arco di soli quattro anni.
Con "La Sirenetta", "La Bella e la Bestia" e "Aladdin", in pochissimo tempo raddoppiò il numero delle fiabe classiche dei lungometraggi animati, passando da tre a sei.

Con "Aladdin", tuttavia, si delinearono i contorni di un nuovo modo di fare film d'animazione. Il Genio animato da Eric Goldberg seguendo la voce di Robin Williams, conferisce un ritmo nuovo alla pellicola e l'incontenibilità dell'attore è riconoscibilissima nel personaggio.
Importante anche il lato tecnico, dato che per la prima volta la computer grafica diviene una costante del film, spingendosi addirittura a dare vita a dei personaggi. Il riferimento è alla "Caverna delle Meraviglie", visualizzata non come anfratto nella roccia ma come una enorme testa di tigre, dotata di parola, interamente animata al computer e, soprattutto, al Tappeto Volante, in grado di pensare e agire di sua iniziativa.

L'animazione computerizzata ha il grande pregio di consentire effetti particolarmente efficaci e un certo "realismo" in qualunque momento.
Un lungometraggio animato senza computer grafica è (purtroppo) già "vecchio" prima di uscire nei cinema. Al massimo lo si considera un ritorno occasionale al classico.

Il computer come ausilio alla creazione è una gran cosa; il difficile è comprendere il limite dopo il quale il processore lascia la sua firma più dell'animatore. Per fortuna qui, alle mirabolanti prodezze degli animatori in digitale, si contrappone una schiera di personaggi creati con inchiostro di china.

Certo, anche ne "La Bella e la Bestia" abbiamo visto piatti e posate danzare e muoversi grazie ai processori elettronici, ma tecnologia e meraviglia non sono direttamente proporzionali.
Appariva scritto in una scheda di "CIAK" all'uscita del film: "E' dei cartoons il fin la maraviglia? O non è meglio l'incanto?", puntando l'indice proprio sulla tecnologia imperante e, forse, non così necessaria.

La Caverna delle Meraviglie

Per fortuna la forza di "Aladdin" non è solo nel computer (che conferisce comunque al film una grande spettacolarità) ma anche e soprattutto nelle musiche, nella simpatia, nelle emozioni, nel divertimento. La tecnica perde efficacia nel tempo, ma un buon prodotto resiste. Come spiegare altrimenti il fascino di film prodotti decenni fa?

Con questa pellicola, la Disney ci porta ad Agrabah, in un Oriente ricco di suggestioni visive, dove un ladruncolo di strada di nome Aladin, vive alla giornata sfidando continuamente la sorte e le guardie del sultano.

Jasmine sogna la libertàPoco distante da lui, ma nascosta dalle ricche mura del palazzo reale, la principessa Jasmine sogna la libertà che il suo rango le preclude. Una notte, la ragazza fugge e inizia a girare in incognito per le povere vie cittadine. Qui finisce per incontrare il ladruncolo.
Quando le guardie li trovano insieme ha inizio la fuga, frenetica e inutile. Aladin viene imprigionato e Jasmine torna a palazzo.

L'eccezionale GenioIl ragazzo si trova ora nelle prigioni, non per i suoi furtarelli, ma perché questo rientra nei piani del malvagio Visir Jafar, alla ricerca della sola persona in grado di entrare nella Caverna delle Meraviglie e recuperare la Lampada Magica. Una profezia rivela che questa persona è Aladin.

Una volta condotto a destinazione, Aladin, in compagnia della sua scimmietta Abu, affronta l'avventura. Trova la Lampada bramata da Jafar un attimo prima che la Caverna gli crolli addosso. Grazie al provvidenziale aiuto di un Tappeto Volante, Aladin e Abu si salvano, ma restano imprigionati.

La Lampada è ancora nelle loro mani quando rivela il suo potere: una veloce sfregatina scatena la potenza di un Genio esuberante, inarrestabile e.... divertentissimo.
Basta poco perché Aladin ritrovi la libertà.

Aladin e Jasmine insiemeGrazie ai poteri della creatura e alla notissima legge dei tre desideri, il ragazzo diviene un principe e si reca a palazzo per chiedere la mano della principessa, ma qui trova ancora davanti a sè Jafar, intenzionato a recuperare la Lampada e a sposare l'erede al trono, onde raggiungere il potere.
Aladin deve soccombere.

In diverse occasioni Jafar sembra riuscire ad eliminare lo scomodo rivale, ma senza successo. Aladin ha un asso nella manica: il Genio!
Quando il Visir riesce a trafugare la Lampada, la situazione cambia totalmente e il palazzo è presto in mano sua. Il Genio, simpatico nelle mani di Aladin, diviene un'arma potentissima al servizio di Jafar. Il sultano è detronizzato, Jasmine schiavizzata, Aladin smascherato e spedito sulla cima di una montagna con la sua scimmia e il suo Tappeto. Per lui è la fine? Sembrerebbe ma, naturalmente, non è così!

Il ladruncolo, falso principe, ha il cuore di un leone e torna sul Tappeto a sfidare il potente Jafar, padrone di Agrabah. La lotta è impari e il giovane non ha speranze poiché la sola creatura più potente di Jafar è lo stesso Genio, vincolato però al servizio del suo padrone. Questa è la regola infrangibile.
Questa però è anche la sola arma in mano al coraggioso e intelligente ragazzo. Stuzzicando la sete di potere di Jafar, Aladin lo imprigiona per sempre.

Il ragazzo, ora, è tornato ad essere un ladruncolo, le sue vesti di principe non esistono più e non può aspirare a sposare una principessa. Le leggi sono leggi! Nessuno può infrangerle. Forse, però, il sultano può modificarle, no?

I protagonisti in una immagine pubblicitaria

Una avventura tutta ritmo e risate, soprattutto grazie al Genio, dotato di una notevole parlantina e di una propensione alle citazioni del mondo dello spettacolo. L'esilarante personaggio fa, di tanto in tanto, il verso a Sylvester Stallone, Jack Nicholson, Arnold Schwarzenegger, ma anche a Pinocchio, a Sebastian de "La Sirenetta" e, nel lieto fine, si mostra con un berretto ispirato a Pippo.
La voce italiana della magica creatura è stata prestata dall'ottimo Gigi Proietti, in grado di essere sia nel parlato che nel cantato una travolgente fucina di gag. Forse non è un caso che, a ben guardare, il Genio e Proietti un pochino si assomiglino...


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